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Afghanistan. Narrazione e realtà dei fatti
  • Zabihulla Mujahideen
    Zabihulla Mujahideen
1. L’ etnia dei pashtun (o pathan) conta circa 25 milioni di persone in Pakistan e circa undici milioni in Afganistan (su una popolazione totale di 39-39 milioni di persone). I pashtun vivono a cavallo della cosiddetta Durand Line, cioè il confine di fatto, anche se mai formalizzato tra i due paesi. La loro è una società tribale, fondata sull’Islam e su un antico codice tribale.



2. I Taliban sono l’espressione politica più numerosa dei pashtun, ma non la sola.  



3. Essendo l’etnia maggioritaria dell’Afghanistan i pashtun sono quelli che più hanno contribuito alla jihad contro gli invasori sovietici. Nel periodo della jihad i gruppi più agguerriti, quelli che veramente misero in difficoltà l’esercito sovietico, furono l’Hezb Islami guidata dal leader tribale pashtun Jalaluddin Haqqani e i guerriglieri tajiki di Ahmad Shah Massud, che è stato un leader della rivolta contro gli invasori ispirata dall’ideologia dell’Islam più estremista e intransigente.



4. Il burqa integrale non è un’invenzione dei Taliban ma esiste nella società pashtun e in altre comunità islamiche da qualche secolo. Lo stesso vale per le altre “leggi” discriminatorie verso le donne e verso tutte le minoranze sessuali e/o etniche. L’Islam praticato nella penisola arabica e in altre comunità è più restrittivo di quello tradizionale afghano, che è venuto a compromessi con le varie tradizioni tribali.



5. La jihad antisovietica fu promossa dagli USA, dai paesi arabi ed europei e dalla Cina e fu gestita e diretta dall’esercito pakistano. Per evidenti ragioni di geopolitica i pashtun sono sempre stati l’interlocutore preferito del Pakistan in Afghanistan.



6. Gli USA hanno deciso fin dagli anni Sessanta che il loro principale alleato nella regione sarebbe stato il Pakistan. Tra i politici e i militari dei due paesi esistono da allora stretti rapporti di collaborazione. Il Pakistan emerse come interlocutore preferito di Washington perché gli altri importanti paesi dell’area – sia l’India sia l’Afghanistan – erano vicini a Mosca.



7. Questa politica è stata momentaneamente messa da parte quando è stato chiaro che gli estremisti arabi guidati dallo sceicco Osama bil Laden, architetto degli attentati dell’11 settembre, esercitavano una fortissima influenza sulla leadership dei Taliban e in particolare sul loro leader, il mullah Omar.



8. Dopo la cacciata dei sovietici i principali leader dei guerriglieri, i pashtun come Gulbuddin Hekmatyar e altri tra cui i tajiki come Ahmad Shah Massud, gli uzbeki di Rashid Dostum, gli hazara di Karim Khalili, dettero vita a una feroce guerra civile che portò a distruzioni e a massacri analoghi e forse peggiori di quelli compiuti prima dai sovietici e poi dagli occidentali guidati dagli USA.



8. Nel 1996 i militari e i politici pakistani decisero che era ora di mettere fine alla guerra civile e all’anarchia che regnavano in Afghanistan, in modo da poter realizzare progetti di sviluppo basati sugli oleodotti che avrebbero dovuto portare petrolio e gas dalle repubbliche centroasiatiche ex-sovietiche in tutto il mondo. 



9. Per mettere fine alla guerra civile l’esercito e i politici pakistani si affidarono ai Taliban – gli studenti delle scuole coraniche che erano sorte lungo il confine tra i due paesi e in molte zone del Pakistan. La loro leadership fu affidata a ex-mujaheddin antisovietici come il mullah Omar e altri, tra cui i figli di Jalaludinn Haqqani; ora sono un partito/esercito semiautonomo ma sempre con fortissimi legami con l’esercito di Islamabad. Molti Taliban sono nati in Pakistan da genitori afghani e molti di loro oggi provengono da altre aree dell’Asia meridionale, vale a dire che non sono afghani.



10. Nei progetti di sviluppo, come gli oleodotti, erano coinvolte direttamente imprese statunitensi, come la UNOCAL. Per questo e per i loro antichi legami di collaborazione e di fiducia col Pakistan e con i mujaheddin antisovietici, gli USA cercarono di stabilire un rapporto di collaborazione con i Taliban, in questo aiutati sia dal Pakistan che dagli altri sponsor dei mujaheddin/taliban, in primo luogo l’Arabia Saudita.



11. Nei giorni scorsi non c’è stata alcuna “offensiva fulminante” dei Taliban, né alcuna “sconfitta” o “resa” degli USA e dei loro alleati. C’è stato un accordo per riportare la situazione al 1996, quando la guerra civile afghana era stata fermata dall’ascesa dei Taliban, diretti politicamente e militarmente dal Pakistan e si pensava che l’Afghanistan sarebbe potuto diventare pacifico e ricco grazie agli oleodotti e ad altri poco chiari progetti geo-strategici.



12. Purtroppo, nessuno si era accorto di bin Laden e della crescita in tutto il mondo islamico delle tendenze più retrograde e violente (le cui ragioni andrebbero analizzate a parte). 



13. In tutti questi anni – cioè a partire dagli anni Settanta del secolo scorso – il Pakistan ha giocato senza remore la carta dell’ ambiguità, sostenendo e guidando gli estremisti islamici ma fingendo di combatterli o combattendoli veramente se alcuni di loro diventavano troppo potenti e troppo indipendenti.

Esemplare la vicenda dello stesso bin Laden: il leader di al Qaeda è stato ucciso dagli USA in Pakistan ma nessuno ha chiarito da quanto tempo si trovasse nel paese, così come nessuno ha chiarito perché nel 2001, quando lo sceicco era imbottigliato e isolato sulle montagne afghane, a prenderlo non furono mandate le truppe scelte americane ma gruppi di inaffidabili miliziani afghani che infatti se lo fecero sfuggire. Una storia da scrivere e sulla quale indagare.



14. Conclusione: si torna quindi a una politica di controllo dell’Afghanistan “garantito” da un accordo USA-Pakistan-estremisti afghani (il ruolo dei paesi arabi, in primo luogo l’Arabia Saudita, ancora non è chiaro) che in passato ha portato prima alla vittoria nellajihad antisovietica ma dopo, dal 1989 in poi, a una serie di terribili disastri. Che in futuro le cose vadano diversamente è tutto da dimostrare.
Beniamino Natale
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