Suleman Khan
A parlare è Agha Mir Suleman Dawood Jan Ahmedazai, trentacinquesimo Khan of Kalat: per tradurre in parole povere, e semplificando di molto, il legittimo erede della monarchia che per secoli ha regnato su quella che, dal 1948, è una provincia del Pakistan.
“Tutto nasce da lì” continua Suleman Khan “E se non si comincia dalla storia, dalla radice del problema, è difficile capire la nostra posizione. Mio nonno, Mir Ahmad Yar Khan, è stato costretto letteralmente con una pistola alla tempia a firmare il trattato che annetteva Kalat al Pakistan. Dopo uno scambio di lettere tra Jinnah e mio nonno, dopo che Jinnah aveva firmato a Delhi un documento che garantiva l'indipendenza di Kalat, le truppe pakistane avevano occupato gli altri distretti che costituiscono il Baluchistan e forzavano mio nonno a firmare il trattato di annessione. Da allora, con alterne vicende e con diversi gradi di ostilità, i balochi lottano contro il governo centrale di Islamabad perchè sia garantita al nostro popolo una vita dignitosa e i nostri diritti di cittadini. Da anni, ormai, visto che ogni tentativo di mediazione è fallito, lottiamo per l'indipendenza”.
Ma il Balochistan è di vitale importanza per il Pakistan, sia di importanza economica che geostrategica. E il CPEC, il Corridoio Economico Cina-Pakistan sembra essere diventato l'esempio lampante e il simbolo attorno a cui si stanno cristallizzando polemiche, istanze e aspettative. Per Islamabad si tratta dell'alba di un miracolo economico, per voi balochi dell'ennesimo tentativo di sfruttare la regione e la popolazione
Non soltanto per noi. Il CPEC attraversa molti territori disputati o in fermento. Comincia nello Xinjang, dove gli Uighuri vengono regolarmente schiacciati e privati dei loro diritti, passa per i territori disputati del Gilgit-Baltisan e del Kashmir, attraverso alcune aree che gli afghani reclamano come proprie. Il Balochistan è soltanto l'ultima tappa.
Si tratta anche, in diversa misura, di aree che potrebbero beneficiare di nuovi posti di lavoro e dell'indotto creato dalle infrastrutture del CPEC
Le popolazioni locali non hanno beneficiato e non beneficiano di nulla. A costruire tutto, a prendere i posti di lavoro, sono stati portati lavoratori cinesi e società cinesi. In Balochistan le terre sono state espropriate senza compensazione, a lavorare, oltre i cinesi, sono stati i punjabi importati dalla regione dominante del Pakistan. E la situazione dei diritti umani, le persone scomparse o uccise e buttate per strada, sono aumentate in modo esponenziale. Cercano di spaventarci, ma i balochi non si spaventano. Teniamo duro: lasciamoli pure terminare il lavoro, poi vedremo.
La prima nave cinese è arrivata da tempo a Gwadar, il progetto è ormai una realtà. In Balochistan sventolano assieme, in molti luoghi, la bandiera pakistana e la bandiera cinese.
I cinesi sono nel bel mezzo di una pesante disputa internazionale per le loro politiche nel South Chian Sea, e quindi cercano di rifarsi qui prendendo energia e risorse dal nostro terrritorio. Noi non abbiamo nulla contro i cinesi in particolare, ci opponiamo soltanto al fatto che siano stati portati qui da coloro che hanno occupato la nostra terra, da Islamabad. Non ci interessa se si tratta di cinesi o di altro, noi ci opponiamo all'occupazione del nostro territorio.
Ma come pensate di poter fermare il CPEC? E volete davvero fermarlo? La Cina praticamente ha il controllo di quasi tutte le risorse del Balochistan, non soltanto di ciò che riguarda il CPEC ma anche delle miniere d'oro e di rame di Sandak, per il cui sfruttamento ha firmato accordi con Islamabad
Accordi che, per quanto ci riguarda, sono carta straccia visto che sono stati firmati con un governo non legittimo. Come dicevo, non siamo i soli ad avere conti in sospeso con Islamabad o con Pechino. Uighuri, Pashtun per citarne soltanto alcuni. Lungo tutto il percorso c'è e ci sarà gente che si ribella all'ennesima occupazione forzata. Alla fine, quando avremo ottenuto ciò che vogliamo, quando avremo ripreso il nostro territorio, i cinesi dovranno trattare con noi. Ma non voglio parlare di cose troppo lontane nel futuro.
Sta parlando di un referendum internazionale, come chiedete da molti anni, di un intervento delle Nazioni Unite o di ribellione armata?
Io dico soltanto che voglio fermare lo sfruttamento e l'occupazione della mia terra da parte di Islamabad. E che lavoro da anni per questo cercando sostegno e supporto internazionale.
Senza troppi risultati, a quanto pare
Ci sono cose che non posso e non voglio pubblicizzare troppo o troppo presto perchè andrei contro l'interesse della mia nazione. Ma io lavoro da anni, da più di dieci anni, per cercare sostegno alla causa del mio paese (Suleman Khan ha lasciato il Pakistan, per vivere come rifugiato politico in Gran Bretagna, poco tempo dopo l'uccisione di Nawab Bugti da parte del governo Musharraf). Ho contatti con membri del Parlamento in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Norvegia, in Polonia e in Italia. Perfino con qualche paese africano.
Nessuno di questi governi si è però schierato ufficialmente a sostegno dei balochi e della loro causa. A parte, lo scorso anno, Narendra Modi: che cerca di rintuzzare le pretese e la narrativa pakistana sul Kashmir facendo paralleli con la causa balochi.
il mondo sta cambiando, i tempi cambiano e cambiano anche le alleanze. Il Pakistan è ormai legato mani e piedi alla Cina, si sta avvicinando sempre più alla Russia. Noi pensiamo che la Cina sia la nuova East India Company e non siamo i soli a pensarlo. Facendo due conti terra terra, lei pensa che l'America non si opporrà al tentativo cinese di supremazia nella regione?
Sta dicendo che gli Stati Uniti, per contrastare i cinesi, sarebbero disposti a voltare le spalle a Islamabad e a sostenere le rivendicazioni dei balochi?
Sto dicendo soltanto che in geopolitica non esistono amici, ma soltanto interessi convergenti.
E gli interessi dell'amministrazione Trump convergono con i suoi?
I repubblicani non favoriranno certo il Pakistan. I loro soldati sono stati e continuano a essere uccisi in Afghanistan dai Taliban, che sono controllati e finanziati dal Pakistan. Se guardi bene all'internazionale del terrore, ti accorgi che il Pakistan è governato dall'esercito, ed è un esercito di terroristi in uniforme. Il terrorismo, in ogni parte del mondo, se cerchi bene è sempre legato in qualche modo al Pakistan.
Nulla di nuovo, in realtà
Si ma, come ho detto, i tempi cambiano e a cambiano alleanze e strategie. Gli Usa non hanno alcun intenzione di permettere ai cinesi di installarsi comodamente nella regione.
Gwadar, lo sbocco ultimo del CPEC, ha un'apertura diretta sul Golfo: il che lo rende di importanza geostrategica fondamentale per molti paesi. Ma lei pensa che i sauditi si vogliano ritrovare gli Usa come dirimpettai?
Al momento, i sauditi hanno interesse a contrastare l'Iran e stanno giocando le loro carte in quel senso. Stanno cercando di mobilizzare contro l'Iran non solo l'occidente, a cominciare dagli Stati Uniti, ma anche balochi, azeri e arabi. I rapporti con il Pakistan non sono certo ai massimi storici: dopo l'episodio dello Yemen (Islamabad ha negato all'Arabia Saudita l'invio di truppe a supporto della guerra con lo Yemen), i sauditi stanno rivedendo sia politicamente che economicamente le relazioni con il Pakistan. Ribadisco: basta aspettare il momento e il luogo giusto, e la montagna viene giù senza fatica. Noi sappiamo aspettare.